Eredità e azienda di famiglia: gli incrementi imputabili ad un coerede non cadono in comunione.
L’azienda ereditaria non è sempre un bene da dividere in parti uguali tra i coeredi.
Secondo il principio ribadito dalla Corte di Cassazione (Cassazione, ordinanza, 9 aprile 2025, n. 9309, sez. II civile), l’azienda relitta dal de cuius forma oggetto di comunione ereditaria soltanto finché i coeredi si limitino a goderne congiuntamente, nella consistenza originaria esistente al momento dell’apertura della successione.
Quando, invece, l’attività viene esercitata con finalità speculative e innovazioni da uno o alcuni coeredi, i frutti e gli incrementi derivanti da tale gestione non rientrano nella comunione ereditaria.
In tal caso, la comunione si considera limitata all’azienda così come lasciata dal de cuius, mentre gli sviluppi successivi appartengono esclusivamente a chi li ha realizzati.